Di più, tutte le città sono popolate da «Mauri», cioè da gente incrociata all'infinito, nella quale è confuso il sangue di Romani e di Vandali, d'Arabi e di Berberi, d'Italiani e di Spagnuoli, di Francesi e di Mediterranei d'ogni razza. Non certo dalla razza dipese se i Mauri ebbero un tipo analogo dall'una all'altra estremità del paese da essi abitato, perchè gli elementi diversi da cui ebbero origine, si mescolarono in ciascuna città in proporzioni differenti; si rassomigliano grazie alla comune storia di cittadini civili, grazie alle stesse secolari condizioni d'igiene e di genere di vita. D'altra parte, il nome di Mauri è una di quelle vaghe espressioni che hanno frequentemente cangiato di senso. Forse, secondo l'ipotesi di Tissot, i Mauri sono gli «Occidentali»; forse, come crede il signor Sabatier, fu da prima dato alle genti di montagna, giacchè la Mauritania, secondo fa supporre il radicale maur, mur (Amur), che si trova ancora in ogni parte della contrada, sembra sia stato il «paese dei monti». Gli Spagnuoli, e dopo loro i cristiani d'Europa, diedero al nome di Mauri o Mori un senso molto più largo, giacchè lo estesero a significare tutti i Maomettani ed anche, nel linguaggio ordinario, tutti i pagani. Persino nel Nuovo Mondo, la nomenclatura geografica ci ricorda questo termine di disprezzo; onde i conquistatori indicavano gli indigeni. Ora il nome di Mauri è riservato ai Maomettani delle città «barbaresche», giacchè la residenza fissa ed i costumi civili li fanno sceverare dagli Arabi, puri o mescolati, della campagna.
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