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      Più al largo, sulla stessa linea degli scogli delle «Sorelle» si rizzano, a 300 ed anche a 393 metri di altezza, le montagne della Galita, terra africana ancor più settentrionale che il ras el-Abiod. Si può tuttavia chiedere se codesta mole insulare, circondata da alcuni «Galitoni» e da scogli, si ricongiunge geologicamente al continente vicino, perocchè egli è diviso da questi da abissi di 300 metri ed è composto di trachiti aventi grande analogia con le andesiti dell'Equatore ed i porfidi azzurri dell'Esterel. Codeste lave sorsero dal letto profondo del mare, per frequenti scosse di terremoti prodotti da vulcani, ed avvenne che in codesti paraggi le navi fossero sconquassate come se avessero dato in uno scoglio. La Galita forma un piccolo mondo a parte; non ha altri vegetali che erbe basse, felci, alcuni pruni ed un fico, il solo albero dell'arcipelago(201). Si dice che alcune capre selvatiche vadano ancora saltando per gli scogli, facendo staccare sassi che, di salto in salto, piombano in mare. Abitano codesta isola senza padrone un guardiano del faro, due o tre coloni napoletani venuti dal porto della Calle, mandre di pecore e talvolta alcuni pescatori italiani, le cui barche, su cui vengono caricate locuste marine, stan ferme presso la riva frastagliata da grotte in cui penetrano l'onde. Plinio affermava che il suolo della Galita uccide lo scorpione, e con altra forma ripetono questa favola i marinai che frequentano l'isola, dicendo che nessun animale velenoso potrebbe vivere su quegli scogli di lave(202). La mancanza di rettili sarebbe un altro indizio che la Galita non è un frammento staccato dalla riva continentale.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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