Ne è causa lo squilibrio cagionato dalle pioggie, dalle correnti e dai venti. Quando i torrenti ingrossano, il canale, divenuto fiume, versa l'acqua eccedente del bacino in mare, e questo gliela rende nei momenti di forte evaporazione. Generalmente l'efflusso del lago avviene co' venti d'est, mentre quelli d'ovest spingono dentro a quello il flutto marino.
      La foce della Megierda, il gran fiume tunisino, è separata dal lago di Biserta solo dal gruppo di alte colline che termina in mare con la punta aguzza di Sidi-Ali el-Mecchi. La Megierda, il Bagrada dei Romani ed il Macarat dei Cartaginesi, nasce in Algeria nello stesso gruppo di montagne che versa a nord le acque della Seybuse, la quale, non ostante mille sinuosità, prende in generale una direzione parallela alla costa tunisina. A sud dell'altipiano di Suk-Aras penetra in una tortuosa chiusa per cui passano ora una ferrovia, ed una strada, la quale attraversa ventisette volte il torrente. Codesta malsicura gola era un tempo troppo scabrosa perchè vi passassero eserciti; perciò le due strade strategiche dei Romani erano in distanza di esso, una a nord, l'altra a sud di Bagrada(211). Il fiume ingrossato da numerosi torrenti entra a Gardimau, nel territorio tunisino, in un bacino, già lago, di pendìo uniforme, chiuso a metà, circa 20 chilometri in giù dei promontori opposti di due gruppi di montagne. All'uscita di codesta gola, in cui il fiume si è scavato un letto profondo, il piano ricomincia. È il bacino della Dacla, strato di alluvioni, di non meno di 750 chilometri quadrati di superficie, deposto nell'antico lago dalle acque della Megierda, dell'ued Melleg e d'altri affluenti.