Per convenzionali tradizioni fra tribù, la strada a seguire dovrebbe essere indicata da un lato da pietre, dall'altro da tronchi di palme, posti ad alcune centinaia di metri l'uno dall'altro; ma codesta regola è male osservata, giacchè la maggior parte dei segnali regolari o gmair non sono più al loro posto, oppure furono sostituiti da scheletri di cammelli. A lato della via che congiunge l'oasi di Criz a quelle del promontorio meridionale, s'aprono abissi ripieni d'acqua verdastra «più amara che quella dell'Oceano», e in tal guisa profondi che uno scandaglio, formato da un oggetto grave attaccato alle corde della carovana, aggiunte capo per capo, non giunge a toccare il fondo. Leggende e antichi racconti arabi narrano improvvisi sprofondamenti d'uomini e d'animali; la voragine avrebbe tutto inghiottito e si sarebbe poi tosto chiusa sopra le vittime. C'è pure a sud del lago, nella regione vicina di Nefzaua, dove scaturiscono numerose sorgenti termali, un pozzo naturale, di cui non si conosce la profondità, chiamato col nome berbero di Tauerga: dicono quelli delle tribù vicine ch'egli vuole una vittima l'anno. Secondo una tradizione locale, codesta voragine si sarebbe aperta alcuni secoli fa, in causa d'un terremoto(232).
A nord-ovest della grande sebca tunisina, le coste a picco delle «Labbra» si prolungano con un muro ineguale che si raddrizza per formare un'ultima collina alta 171 metri, che poi si perde tra le sabbie in ondeggiamenti appena visibili. Codesta catena, le cui depressioni chiudono le graziose oasi del Gierid, separa il sciott el-Gierid da quello di Garsa, bacino analogo alla sebca orientale, ma di dimensione molto minore.
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