N. 30. - ISOLA DI GIERBA.
     
     
      poterono da prima non essersi accorti dell'inganno della gelosa Cartagine. La prima flotta romana che, più di ventun secolo fa, penetrò in quel golfo, dette in secco per esser marea bassa e dovette gettare approvvigionamenti e mercanzie, sicchè quando l'alta marea l'ebbe rimessa a galla, fu costretta per mancanza di viveri dar tosto volta verso le coste della Sicilia(241). Innanzi la foce dell'ued Gabes, alla estrema curva della Piccola Sirte, l'acqua sale e discende con alterno moto più di due metri, e sulle coste dell'isola di Gierba l'ampiezza media della marea non è minore di tre metri. All'altra estremità del golfo, nel porto di Sfaches, il divario medio delle maree è di circa metri 1,50, ma al tempo degli equinozi raggiunge metri 2,60. Tal fenomeno di così gran marea nelle vicinanze di Gabes avviene per essere il golfo disposto in forma di imbuto e per il rilievo graduale del fondo. L'acqua venuta dal largo si accumula nella Piccola Sirte più facilmente che nei mari quasi chiusi come l'Adriatico o nelle baie troppo aperte come la Grande Sirte. Ora però che sono ben conosciute dai marinai, le maree di Gabes non incutono più spavento, ed anche per le piccole navi quei luoghi non presentano più i pericoli in altri tempi temuti. Con lo scandaglio in mano, i nocchieri che percorrono quel golfo, procedono cautamente per non dar in qualche fondo, l'áncora pronta per fendere la sabbia quando la chiglia peschi in piccolo spessore d'acqua. D'altra parte, non è grande il pericolo anche in caso di naufragio, giacchè fino a 10 metri dalla costa il mare è sì basso che si può co' piedi toccare il fondo.