Dove il turbine del vento avviene d'ordinario più forte, è al capo Bon; ivi s'incontrano diverse correnti e lottano a superarsi: quindi il suo nome di «Bon», o «Bello», promontorio, datogli per antonomasia dai Cartaginesi per propiziarsi il genio del luogo. Gli Arabi lo chiamano sovente râs Gaddâr, il «Promontorio traditore», invece che râs Addâr o «capo Bon». Le correnti marittime cozzano intorno al capo egualmente che le aeree; ed è sì grande la violenza dell'onda, che dal mare Occidentale vanno nel mare delle Sirti, e formano tanti vortici, che le vele in rotta verso l'ovest non possono passare se non fossero i venti di sud-est, che generalmente spirano dalle Sirti verso l'arcipelago di Malta ed aiutano le navi a superare la temuta punta(252). Quando il cielo è affatto limpido, dall'alto del capo si scorgono talvolta le coste della Sicilia, e spesso da quei dintorni si vide rosseggiar l'orizzonte sopra le eruzioni dell'Etna(253). È curioso che sulle coste della Tunisia, durante il nembo, raramente si vedono lampi. La folgore cade sulle montagne, anzi, secondo Ferrini, non si ha esempio che sia caduta al piano; sicchè nè a Tunisi, nè nei dintorni si sentì il bisogno di parafulmini. Altrimenti a Sfaches, dove il signor Guerin ricorda una torre più volte nel 1882 colpita da fulmini. Nel complesso, il clima della Tunisia è uno de' migliori del litorale Mediterraneo. Secondo dati statistici dall'agosto 1883 al marzo 1884, il numero de' soldati all'ospitale fu minore in Tunisia che non fosse nelle due provincie di Algeria ed anche in Francia(254). Il signor Bertholon paragona per la bontà del clima il litorale tunisino all'Australia; però nella valle interna dove l'aria non è rinnovata dai venti del nord, regnano febbri endemiche.