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      Tempo fa Gierba, l'antica Meninx, «l'isola dei Lotofagi», era famosa per il loto, la qual pianta forse non fu ancora ritrovata. Quale era il suo frutto così dolce al palato che gli stranieri, appena ne avessero gustato, dimenticavano la loro patria? Codesto racconto di Omero si riferisce a qualche prodotto misterioso simboleggiante la pace e la felicità, o indicava veramente un alimento che sembrasse squisito ai greci naviganti? Dalla descrizione del loto fatta dagli antichi autori sembra trattarsi di una specie di giuggiolo (zizyphus lotus), il seder o sidra che si trova ancora nell'isola di Gierba, sul litorale vicino, e anche da lungi nell'interno fino nel paese de' Tuareg(263). Si trae da codesta bacca una bevanda acidula gradevolissima; però il frutto, d'un gusto zuccherino insipido, non è punto apprezzato. Maometto parla del zizyphus lotus come d'un arbusto maledetto che sostituì nel paese di Saba i deliziosi alberi fruttiferi di cui erano pieni i giardini. Forse i primi navigatori greci che raccontavano ai loro compatrioti le meraviglie dei paesi lontani, mangiarono i datteri squisiti del Beled el-Gierid, nè videro l'albero che li produceva e quindi li attribuirono al giuggiolo, oppure questo cangiò col tempo di gusto, come avvenne in Egitto del frutto del sicomoro. El-Bekri narra che le mele di Gierba non avevano le eguali per bellezza e bontà, ma le piante che le producevano furono distrutte perchè i Cristiani prendevano i frutti senza pagarli.
      La fauna della Tunisia è differente, come la flora, da quella dell'Algeria in piccolissimo numero di specie.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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