Al tempo della pirateria e della schiavitù, i padroni tunisini godevano riputazione di dolcezza verso i prigionieri(289); è probabile che le «pulcelle schiave di Tunisi e di Biserta», che filavano la lana nelle dimore de' pirati cristiani, stessero men bene che le schiave cristiane in potere dei Tunsi(290). Pochi sono i Tunisini, tranne forse i mercanti, che seguono l'esempio di Maometto nell'avere più mogli ad un tempo. Essi sono ritenuti superiori agli altri Mori per industria, buon gusto, intelligenza nel commercio, infine per istruzione relativa e per cultura letteraria, ma non per moralità. Prima del dominio turco, quando le tribù del sud, lunghesso le strade commerciali, non erano date al brigantaggio, Tunisi era il grande mercato di spedizione per il Sudan: ai negri del Niger e del Tzadè non piaceva alcuna mercanzia se non era uscita dalle mani di un Tunsi: «Tunisi inventa, Algeri accomoda, Orano rovina» dice un proverbio arabo riportato da Teofilo Gautier. Per energia fisica però e vivacità nel lavoro, avviene altrimenti fra quei popoli, giacchè gli Africani di Tripoli sono i peggiori operai, quei di Tunisi sono preferibili sebbene inferiori a quei d'Algeri, i quali, alla lor volta, cedono a quelli del Marocco(291).
Da lungo tempo l'elemento turco, al quale appartenevano già i bey ed i giannizzeri, cessò di essere accresciuto in Tunisia con nuove reclute ed ora non si vedono Turchi propriamente detti. Mediante gli incrociamenti, gli Osmanli, e fra questi la famiglia sovrana, sono divenuti Kulugli e a poco a poco si fondono con la razza dominante dei «Mori» arabi.
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