Il padre di numerosa famiglia si contenterà di dire «Ho cinque figli!» per non dire altri numeri d'influenza meno felice o pure funesta. In tempo di siccità, gli indigeni ricorrono agli scongiuri ed ai malefizii, per aprire le «porte delle nuvole»; talvolta, quando tarda troppo a piovere e le sementi o le messi sono minacciate di rovina, prendono il loro kaid ed immersolo in una fontana, si aspergono la barba: «è il loro modo di fare le rogazioni», dice Beulè.
Gli Ebrei sono, in proporzione dei maomettani, più numerosi nella Reggenza di Tunisi che in quella dell'Algeria. Sono riuniti in comunità importanti non solo nella città di Tunisi, ma anche nelle altre città del litorale e nell'isola di Gierba. Fra codesti Israeliti, molti discendono dagli Ebrei ivi convenuti prima della conquista degli Arabi, e si potrebbe anche supporre che in codeste famiglie, una volta tanto disprezzate, si ritrovino alcuni resti dei Cartaginesi, antichi padroni del paese. Gli Ebrei espulsi dalla Spagna e dal Portogallo, come quelli che immigrarono durante questi ultimi secoli, sono generalmente chiamati Grana, – cioè Livornesi – essendo stato Gurna o Livorno il principale mercato degli Ebrei cacciati dall'Iberia(293). I Grana, dei quali la maggior parte si erano messi sotto la protezione del console d'Italia o d'altri rappresentanti di potenze straniere, avevano di rado da lamentarsi de' Tunisini, poichè i «vecchi Ebrei» non potevano ricorrere contro le ingiustizie o danni che erano lor fatti. Un grandissimo numero di famiglie avevano dovuto abiurare la loro fede per evitare la persecuzione; queste ora, sebbene si uniscano volontieri con i loro antichi correligionari, sono però rimaste musulmane.
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