I rivieraschi attendono alla pesca de' pesci, de' polipi, delle spugne; inoltre gli stovigliai formano uno speciale vasellame, il cui bianco colorito si ottiene immergendolo nell'acqua marina; numerosi tessitori lavorano, ciascuno nella sua capanna, a fabbricare coperte e stoffe di seta, di lana, di cotone, ammirate al mercato di Tunisi e spedite lontano fino sui mercati di Borneo(300). I giovani di Gierba emigrano in folla nelle grandi città della Tunisia e della Tripolitania come i Beni-Mzab, loro fratelli in eresia. S'incontrano dovunque, sui lontani mercati dell'interno del continente, come a Costantinopoli e in Egitto. Nondimeno, quei di Malta fan loro concorrenza nell'isola; nel 1860 ce n'erano già trecento nella borgata principale di Gierba.
      L'antica capitale, che aveva il nome di Meninx, come l'isola intera, era posta in riva dello stretto orientale, di fronte alla terra ferma. Di là partiva il ponte che congiungeva l'isola alla costa dell'Africa. I bastioni di codesta grande città, che sono ancora riconoscibili, hanno cinque chilometri di giro. In ogni parte dell'isola, che al tempo de' Romani era un luogo di villeggiature dei ricchi mercatanti della Byzacene, si trovano altre rovine di città e villaggi, ma in nessun luogo furono conservati avanzi di edifici notevoli per architettura. Nel posto di Meninx non c'è ora che un di quei borgi o vecchi castelli forti mezzo rovinati, come ne sorgono in tutto il circuito dell'isola. Il solo humt della costa meridionale che meriti il nome di città, è quello di Agiim, costrutto non lungi dallo stretto occidentale, praticabile dalle navi.