Ora la capitale di Gierba è posta sulla riva settentrionale, in un luogo invero poco favorevole per il commercio, giacchè le grosse navi non possono giungervi e devono ancorare a parecchi chilometri dalla riva. Codesta città, o piuttosto codesto complesso di case sparse, ritrovo di tutti i mercatanti di Gierba, non ha altro nome che quello di «Mercato»: è il humt Suk o Suk el-Kebir. I soli abitanti riuniti in un quartiere compatto sono gli Ebrei, di cui ce n'ha gran numero. Abitano in case sudicie, nauseabonde, cosparse di polvere e ragnatele: pretendono d'essersi recati colà al tempo della servitù di Babilonia. Una colonna in mezzo al cimitero cattolico ricorda l'antico borgi Rius o «Castello delle Teste», piramide di ossa innalzata dai Turchi nel 1560, mettendo uno sopra l'altro i crani dei vinti Spagnuoli. Il governo tunisino fece demolire, nel 1850, codesto ossario come dimostrazione di cortesia internazionale.
      Il gruppo maggiore di abitanti sulla riva continentale della Piccola Sirte è quello al quale fu dato il nome di Gabes. Non è una città, bensì un complesso di borgate e di cascinali sparsi in mezzo alle palme. L'oasi, vista dal mare, pare un'isola verdeggiante, dove brillano qua e là bianche mura. Serpeggia fra i villaggi, ramificandosi in ogni verso in canali d'irrigazione, un piccolo corso d'acqua, di cui il letto maggiore è talvolta secco e, durante la bassa marea, quasi sempre chiuso alla foce dalle sabbie. Presso l'entrata dell'ued sorge il borgi Giedid o «forte Nuovo», circondato da capanne di tavole d'un borgo di mercatanti, che i soldati chiamano «Coquinville», gli è con simili principii che crebbero alcune città. Più in su sulle due rive stanno riunite le case di Giara, il principale agglomeramento dell'oasi.