Oltre quello del porto, c'è anche il progetto d'una strada ferrata che si ricongiungerebbe per Gafsa, Tebessa e Suk-Ahras con la rete dell'Algeria. Così Bona e Gabes diverrebbero due porti corrispondenti, fra cui il traffico si farebbe direttamente per terra, senza che i mercatanti dovessero girare i promontori tunisini. Quando a Gabes potranno giungere le grosse navi, nessun'altra città de' possessi francesi sarà più opportuna per il punto di partenza d'una strada ferrata che vada traverso il Sahara al lago Tzadé. Di là pure partirà la via longitudinale che di marina in marina arriverà al sud dell'isola di Magreb. Il commercio della nuova città è già abbastanza grande; esportano sui battelli a vapore datteri, alfa, pelli ed altro.
N. 33. – PENISOLA DI NEFZAUA.
Parecchi villaggi sparsi, come quelli di Gabes, in mezzo a boschetti, formano ad ovest di Gabes, presso la riva meridionale dello sciott el-Fegiegi, un tutto indicato col nome di el-Hamma o «Terme»: sono le Acque Tacapitanae degli antichi. Le quattro sorgenti di acqua calda, la loro temperatura va dai 34 ai 45 gradi centigradi, hanno dato il nome all'oasi e sono messe ancora a profitto dagli indigeni in uno stabilimento innalzato sopra le antiche terme. Di là dalle oasi di el-Hamma, che circondano le sabbie e le steppe percorse dai Berberi Beni-Zid, bisogna procedere per sessanta chilometri fra i dirupi del Giebel Tebàga e le rive della grande sebca per giungere ai palmeti di Nefzaua. Questi, che sono circa quaranta, occupano fra le sabbie e nei circhi degli scogli le parti basse della penisola triangolare che si avanza verso nord-ovest, fra lo sciott el-Gierid.
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