Stanno pigiati nelle alte case, che da una parte e dall'altra fiancheggiano le strette vie della città, e nel nuovo quartiere costrutto fuori del bastione sud-occidentale lungo la spiaggia. Da lungi, di Sfakes non si vedono che le bianche mura della cinta quadrangolare e gli alti minareti delle moschee: le torri, i merli, i bastioni degli angoli danno al complesso un aspetto medioevale che eguale non hanno le altre città fortificate della Tunisia. All'angolo meridionale della cinta è una cittadella che si dice sia stata fabbricata per gli schiavi cristiani. Essendo posta in alto ed in pendìo, Sfakes non ha punto corsi d'acqua perenni, neppure sorgenti o pozzi, e tutta l'acqua di cui si serve viene attinta dalle cisterne che sono alcune in città, altre fuori. Nei dintorni si vedono alcuni avanzi di costruzioni romane, ma non furono trovate iscrizioni che potessero far ritenere codesta città una stazione romana nominata dagli antichi scrittori. È probabile fosse Taphrura. Le rovine di Thiné, venti chilometri a sud-ovest sulla spiaggia del golfo, sono evidentemente gli avanzi della Thinae romana, punto estremo della fossa che Scipione il Giovane aveva fatto scavare a sud del territorio romano per separarlo dal paese de' Numidi.
Vivono a Sfakes, tra Ebrei, Europei, Maltesi, Italiani e Francesi, da due a tremila persone, quasi tutte, per ragioni di commercio, nella bassa città, il Rabat, che un bastione che fu innalzato poco fa, ricongiunge al campo a nord della città. Di questa i Musulmani abitano la parte alta fra la cinta delle mura.
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