Quei di Sfakes o Sfaksika tralignano dai loro correligionari di Tunisia per una certa differenza di vestire, giacchè ci tengono a non essere confusi con quelli, e molto più per il carattere. Hanno una maggiore iniziativa, più ardore al lavoro, e più ingenuità; sono in ogni cosa più attivi e di maggior proposito che i loro vicini. Passano per musulmani zelanti; anche i fanciulli frequentano le moschee, nè le donne tralasciano mai le preghiere. Nel 1881, quando i Francesi occuparono la Tunisia, quei di Sfakes diedero anche prove di amor di patria, resistendo, quasi soli, all'invasione e combattendo da disperati durante il bombardamento, che, del resto, avrebbero potuto facilmente evitare. Alcune istituzioni di Sfakes palesano lo spirito pubblico degli abitanti, che non solo fondarono moschee e zauia, ma anche un ospitale molto ben regolato. Un munifico signore fece da solo fabbricare fuori delle mura un bacino centrale detto il «Soccorso»; le «trecentosessantacinque» cisterne secondarie che gli stanno attorno, disposte come le cripte di una necropoli, ricordano pure la concorde carità de' ricchi verso i fratelli musulmani. Altri grandi serbatoi furono costrutti nei dintorni della città. In alcune case sta un apparecchio, per mezzo del quale il viandante che ha sete può aspirare l'acqua d'un serbatoio nascosto. Si pensa ora di costrurre un acquedotto di 60 chilometri per far giungere in città le acque dal gruppo di Bu-Hedma. Gli abitanti di Sfakes dimostrano il loro amore del lavoro con le coltivazioni; le quali, tranne una zona sabbiosa che, quale sentiero gira attorno la città, si stendono su di uno spazio da 7 a 20 chilometri di larghezza.
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