Da alcuni anni furono piantati intorno a Sfakes più d'un milione di ulivi(309). Nel 1874 fu stimato che la campagna di Sfakes abbia prodotto ventisette milioni di litri di olio. Pare ci sieno nell'appodiato da otto a diecimila ricinti, separati gli uni dagli altri da siepi di cactus, tutti ombreggiati da alberi fruttiferi e dominati da un borgi, torre quadrata dove si ripongono gli istrumenti da lavoro, che all'uopo può sostenere un assedio contro una banda di predoni. La campagna, su cui sorgono mille fortini, rassomiglia ai campi coltivati del nord della Persia messi in istato di difesa contro gli attacchi dei Turcomanni. La state la città si trova quasi deserta, giacchè i padroni si recano a dimorare nei loro giardini. Sfakes è posta sul confine naturale tra la regione degli ulivi e quella delle palme, ma sì gli uni come le altre ivi non sono così numerosi come nel nord e nel sud. C'è invece in proporzione maggior numero di altri alberi fruttiferi, mandorli, fichi, albicocchi, peschi, pistacchi, viti. Da alcuni anni però gli ulivi, dai quali si trae maggior profitto, furono di molto aumentati. Ciascun anno la zona degli uliveti è accresciuta di parecchie centinaia di metri, e si può dire che se il progresso agricolo continui nella proporzione di ora, gli abitanti di Sfakes avranno tra breve trasportato ne' loro giardini tutti gli ulivi sparsi, i quali non avendo padrone sono detti «ulivi del bey»: in tal guisa i dominî di Sfakes si stenderanno sino el-Giem(310). Però le palme non vi allignano bene a cagione delle pioggie frequenti che impediscono ai datteri di maturare e quindi non servono che di pasto agli animali.
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