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      Uno tra i legumi che più si coltivano nei giardini di Sfakes è il cocomero o fakous, donde si vuole sia derivato il nome della città, giacchè, secondo Shaw, Sfakes è «la Città dei Cocomeri».
     
     
      SFAKES. – VEDUTA PRESA DALLA VIA LEONEC.
      Disegno di Taylor, da una fotografia. [vedi figura 221.png]
     
      Oltre che all'agricoltura, quei di Sfakes attendono attivamente all'industria e al commercio, nè sdegnano alcun genere di lavoro imitando in ciò i Musulmani di molte altre città. Il mercato di Sfakes è ben provveduto quanto quello di Tunisi. La città importa lane, cuoio, mercanzie d'Europa e vende in iscambio olio, più per l'industria che per l'alimentazione, frutta d'ogni specie, uve, fichi, mandorle, spugne e pesce secco portato dai pescatori di Kerchenna. Da poco tempo le navi inglesi vi si recano a prendere l'alfa, che viene raccolta nelle pianure e nelle valli ad ovest percorse dai pacifici arabi Metalit e Nefet. Sgraziatamente le grandi navi non possono avvicinarsi al porto di Sfakes e devono ancorare a più di tre chilometri dalla spiaggia; sandali, mistici ed altre piccole barche possono recarsi, durante l'alta marea, sino dinanzi alla città, rimanendo prese nella melma durante il riflusso; però la rada è interamente sicura, giacchè ad est è protetta da bassifondi e dall'arcipelago di Kerchenna. Codeste isole di pescatori(311) non hanno città, ma villaggi e cascinali. In questo arcipelago, che nell'antico sotto i Romani e nel tempo moderno sotto i bey, fu un luogo di esilio (vi si mandavano le adultere), trovarono rifugio Annibale e Mario.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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