La si direbbe una collina di pietra, ma quando ci si avvicina, la si vede sparire dietro il fogliame di giganteschi fichi di Barberia, fra i quali serpeggia il sentiero. Secondo le misure del signor Pasquale Coste, il colosso di Thysdrus, che è uno dei più vasti del tempo romano, ha 150 metri di lunghezza nell'asse maggiore, 130 nel minore, ed è posto presso a poco da nord a sud. Fu probabilmente costrutto sul modello dell'anfiteatro Flavio di Roma. La facciata elittica, già formata di 68 arcate con tre piani a colonne corintie, ha una grande uniformità di stile. Non è però più intera, giacchè nel 1710 Mohammed, bey di Tunisi, fece, in causa di una rivolta degli Arabi, saltare in aria cinque arcate verso oriente, quindi la breccia fu di mano in mano ingrandita dai Metalit d'el-Giem che adoperano il materiale dell'anfiteatro a costrurre i loro casolari e ne vendono ai costruttori dei dintorni. Nell'interno, la maggior parte degli ordini di gradini sono scomparsi e gli avanzi giacciono chinati al suolo. Codesta rovina è attribuita alla trasformazione fatta all'anfiteatro dalla famosa Kahina o «Sacerdotessa» quando vi si difese nel 689 contro gli invasori Arabi. Si ha dalla tradizione delle vicine tribù, da cui la sacerdotessa, benchè nemica degli Arabi, è esaltata, che questa guerriera, che probabilmente fu ebrea(315), si mise, come fecero molti Berberi di quel tempo, alla testa de' suoi compatrioti e de' Greci loro alleati, e costretta a riparare nell'anfiteatro, chiamato dopo lei Kasr el-Kahina, vi sostenne un assedio di tre anni.
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