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      Gli Arabi mostrano un sotterraneo, che certo dovea servire per condurre l'acqua alla naumachia, come il resto d'un andito nascosto per cui la guarnigione comunicava col litorale e riceveva viveri. Della città non rimasero che poche rovine, ma negli scavi si trovarono enormi colonne e profonde cisterne. Secondo il signor Rouire, i nomadi di codesta regione cacciano mano mano le genti sedentarie, e ciascun villaggio abbandonato dai suoi abitanti è tosto invaso dagli indigeni erranti che ne fanno il loro mercato principale e vi pongono le tombe dei loro santi.
     
     
      ANFITEATRO DI EL-GIEM, VEDUTA PRESA DALLA PARTE ROVINATA.
      Disegno di A. de Bar, da una fotografia del dottor Rebatel. [vedi figura 225.png]
     
      Secondo i Metalit, la pietra di gres adoperata a costruire l'anfiteatro di el-Giem fu presa dalle cave di Bu-Regiid, che sono sul litorale marino a poca distanza e a sud di Mahdiya (Mahdia, Mehedia), la «Città del Mahdi». Così chiamata nel 912 dal suo fondatore o restauratore Obeid Allah, Mahdiya divenne tosto città importante per forte posizione militare. Dai naviganti cristiani del Mediterraneo fu per lungo tempo chiamata Africa, perchè in essa ravvisavano la piazza forte per eccellenza di tutto il continente(316). Perciò essa fu di frequente assalita, e nel 1147 fu presa dal normanno Ruggiero di Sicilia e tredici anni dopo ripresa dai Maomettani; nel 1557 Carlo V, dopo sanguinosi assalti, finì per istabilirvi le sue truppe e vi fece smantellare i bastioni. Da allora, le mura non furono più riparate e le breccie ingrandirono.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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