Il forte, che era a custodia dello stretto istmo per cui la penisola della città era ricongiunta al continente, non è che una completa rovina, talchè si dice, che un canale univa i due golfi. L'antico porto, scavato dalla mano dell'uomo come i bacini d'Utica e di Cartagine, è ora coperto dalle rovine, e le navi che vengono a prendere olio, frutta, spugne devono ancorare nella rada. Per il commercio di esportazione e per la pesca delle sardine, si è stabilita a Mahdiya una colonia straniera composta, come in tutte le altre città del litorale, di Maltesi, di Italiani e di Francesi. Nel porto, in luogo di dodici, stanno ora più di dugento barche. Da maggio a luglio, le acque di quei dintorni sono talmente piene di pesci che ciascuna barca prende in media da 200 a 300 chilogrammi di sardine in una sola notte. Per pescare durante il giorno, si pongono sull'acqua stuoie di alfa alla cui ombra si rifugiano i pesci. Quindi i pescatori si avvicinano con precauzione circondando con le reti il luogo della preda(317). A sud-ovest, in un bacino di coltivazioni lungi dal mare, giace il borgo di Kur es-Sef, che è più popolato di Mahdiya; di là vengono quasi tutte le derrate spedite dai mercanti dell'antica Afrika.
N. 35. – MADHYA.
Alcuni chilometri ad ovest di Mahdiya c'è una necropoli antica di parecchi chilometri quadrati, le tombe della quale sono scavate nella roccia e furono paragonate dal signor Renan a quelle d'Arad in Siria. È certo che in quel luogo dovette esserci una città fenicia(318). La regione circostante è tra quelle ove abbondano maggiormente città rovinate.
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