La trasformazione di Tunisi in città europea lascia molto più a desiderare in fatto di canali che di vie. La maggior parte delle contrade sono sprovviste di scoli e le immondizie si accumulano in fosse senza sbocco, che vengono vuotate di quando in quando da operai: prima del 1856 erano incaricati di questa sucida operazione alcuni Israeliti, ma dopo l'emancipazione degli Ebrei, i vuotatori sono emigrati di Gierid, esenti da ogni imposta per i loro servigi alla comunità, i quali servigi vengono loro pagati secondo le norme regolari dei salari(344). Spesso accade che per più giorni le vie siano ingombre di cumuli di terra e di sabbia su cui furono versate materie fecali per trasportarle più facilmente seccate ed indurite. Gli scoli della città, scendendo secondo il pendìo del suolo verso la Bahira, convergono in sette kandak o canali a cielo aperto che traversano serpeggiando i terreni coltivati ad orto e vanno a congiungersi alle acque del lago. Codeste fosse, che per non essere mai nettate hanno dato origine a ruscelli serpeggianti di scolo, mandano un odore insopportabile, al quale gli indigeni attribuivano già la grande salubrità di Tunisi, dovuta probabilmente ai venti del nord. È precisamente nei terreni dove scorrono queste acque nauseabonde che saranno edificati i nuovi quartieri; di qua l'urgenza di fare la canalizzazione, dirigendo le fosse verso un grande scolo collettore, che porterà le immondizie della città in un luogo riposto dei dintorni, dove le materie saranno utilizzate con procedimenti chimici.
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