Sarebbe invece necessario vuotare la sebca di Selgium a sud-est di Tunisi, il che si otterrebbe con un semplice taglio a sud della città. Codesto stagno insalubre occupa, durante l'alta marea, circa 2500 ettari ed il suo livello è circa 6 metri più alto che il mare(347): ora se ne ricava solamente una piccola quantità di sale.
«Città sapiente» Tunisi non è affatto; perciò è ben lungi dal meritare ora gli elogi che le si facevano nel medio evo, quando il soprannome di el-Tunsi, «il Tunisino», voleva quasi dire scienziato, letterato. Nondimeno è vero che essa sola ha 113 delle 500 scuole «del Corano» che sono nella Reggenza, e che le grandi scuole, o medresse, delle moschee sono sempre frequentate da studenti accorsi da vicino e da lungi che recitano a memoria il Corano, apprendono la «scienza delle tradizioni» e ripetono, come gli allievi dell'Università del Cairo, d'el-Ahzar, regole di grammatica, formole di medicina, ricette di astrologia, incanti di magia. La Giemaa Zituna, la «Moschea degli Ulivi», che è il più bell'edificio religioso di Tunisi, è frequentata da 600 allievi, Tunisini o stranieri, tra cui buon numero di Algerini. Quelli venuti dall'interno della Reggenza, studiano per isfuggire il servizio militare e non dovere, come i tolba, pagare la tassa di testatico. Gli allievi di Tunisi studiano specialmente il diritto e la grammatica per ottenere il diploma di professore o di notaio. La moschea ha due biblioteche d'antichi commentatori arabi, i cui libri venerati non si possono avere che mediante il permesso dello sceicco el-islam, capo dell'Università(348).
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