Venti chilometri a nord-est, pure in riva d'un ued, sotto l'affluente del Melleg, sta quasi perduta fra le macerie la borgata di Thala. È ancora abitata, ma con lo stesso nome fu in altri tempi la città dove Giugurta tentò invano di mettere la sua famiglia ed i tesori in sicuro: dopo quaranta giorni di ripetuti assalti, la città dovette cedere, non i difensori, che raccolti nel palazzo reale, bruciarono insieme co' tesori, sfidando in tal guisa il furore de' Romani e schernendone la cupidigia. Non lungi di Thala si vedono i resti di un'altra città le cui terme sono frequentate dagli Arabi vicini della tribù dei Magier, che chiamano quel gruppo di costruzioni, parte demolite, parte rispettate dal tempo, el-Hammam o il «Bagno Caldo».
È pure di origine antica El-Kef, città principale di tutto il bacino del Melleg e nello stesso tempo della Tunisia occidentale. Già famosa all'epoca fenicia, per un santuario ad Astarte, al quale convenivano da ogni luogo ad adorare la dea, sotto i Romani conservossi quel culto ed i pellegrini continuarono più secoli ad accorrere al tempio di Venere, e le ragazze del luogo, sacerdotesse di Afrodite, si davano a loro per formare col guadagno la dote. Il nome di Sicca Veneria(355) fu per lungo tempo conservato alla città nelle forme di Scikka Benaria o di Ciakbanaria: gli Arabi ne avevano dedotto Ciok ben-Nhar o «Spina di Fuoco», il che faceva, molto a torto, credere vi fossero vulcani in codesta contrada(356): oggi la città non è nota che col nome di El-Kef o lo «Scoglio». Costrutta a guisa di anfiteatro sulla scarpa e sulla sommità del giebel Dir, a 800 metri in media d'altitudine, El-Kef deve la sua importanza alla posizione strategica e commerciale, dove convergono quasi tutte le grandi vie della Tunisia occidentale che si espandono a sud della Megierda.
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