Simittu, oggi chiamata Scemtu, era una delle principali stazioni sulla strada da Cartagine ad Ippona. Da lungi si vedono le rovine del suo anfiteatro e quelle del ponte che traversava la Megierda, aprendo il passaggio alla strada da Sicca Veneria al porto di Tabarca. Gli scogli che sorgono sopra Scemta sono di un bel marmo a vene rosee, gialle, verdi, porporine, che gli imperatori romani adoperavano a costrurre i loro palazzi. I lavori della cava furono ripresi da alcuni anni e tutta una colonia d'operai italiani abita fra quelle rovine. Si stima a 25 milioni di metri cubi la massa di marmo che può esser messo a profitto, ammonticchiata sopra il suolo(357). I blocchi di marmo sono condotti per un tronco di raccordamento alla strada ferrata che costeggia il fiume e di là al porto di Tunisi. All'epoca romana erano trasportati direttamente a Tabraca, traverso le montagne della Cumiria.
N. 44. – PIANO DI GARDIMAU.
Più in giù di Gardimau, un'altra stazione della strada ferrata palesa il contrasto dello stato presente della Tunisia con la civiltà del passato. Suk el-Arba o il «Mercato del Mercoledì» è posta sulla riva della Megierda, nel mezzo della grande pianura della Dakhla, immensa distesa di cereali che il vento abbassa e rialza in lunghe ondulazioni. La terra vegetale, che ha uno spessore di più metri, è fecondissima, sicchè nessun giardino si può paragonare per bellezza di prodotti a quello poco fa formato a lato della stazione. Come punto strategico, Suk el-Arba è pure importantissima, giacchè di là passa la strada costruita dal genio fra la piazza d'El-Kef e quella d'Ain Draham nella Cumiria.
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