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      D'origine antica è Begia, la città di maggior conto dell'interno nella parte della Tunisia che limita a sud il corso della Megierda. Il suo nome derivò da Vacca o Vaga, che aveva al tempo dei Romani; nella città però non si vedono avanzi antichi. Begia è fabbricata a guisa di anfiteatro sul pendio orientale d'una collina, sopra una vallata verdeggiante in cui serpeggia l'uadi omonimo. Dovunque convergono alle porte della città larghe strade rosse, racchiudenti qua e là isolotti di verdura, solcati dovunque da nere rotaie che separano le piste lucenti fatte dai passi dei cavalli. Circondano Begia, che è dominata da una kasbah grigia-rossa, mura diroccate; la kasbah è occupata da una piccola guarnigione francese. Nella parte inferiore della città, il cui aspetto primitivo non è ancora alterato da alcuna fabbrica d'architettura europea, le terrazze delle case appariscono solamente come una successione di bianchi gradini. La principale moschea, consacrata a Sidi Aissa, cioè al «Signore Gesù», è un'antica basilica, come afferma una iscrizione della parete, scoperta dal signor Guérin: secondo gli indigeni questo sarebbe il monumento religioso più antico di tutta la Tunisia. Per le vie di Begia non si vedono stranieri, tranne alcune decine di Maltesi, e gli Europei visitano di rado il bazar. Nondimeno essa sarà congiunta mediante un tronco con la grande strada ferrata della Tunisia, per l'importanza del suo mercato di cereali e d'altre derrate agricole; tanto più che al tempo delle fiere vi accorrono d'ogni dove mercatanti sì da raddoppiare la popolazione.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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