Fu tracciato, in vicinanza della costa, il piano d'una nuova città alla base sud orientale della collina dirupata che porta il Borgi Giedid o «Forte nuovo» e a sud dell'isolotto ove rimane ancora il castello dei Genovesi Lomellini, occupato per quasi due secoli, dal 1540 al 1742. Alcuni avanzi di costruzioni romane ricordano l'importanza di Tabarca, città del litorale, quando era unita con larghe strade alle cave di marmo di Simittu, e lungo la costa con Ippona e Hippo-Zarytus. Ora penetrano nell'interno due strade moderne: l'una da Tabarca a La Calle per le miniere d'Um Tebul, l'altra al campo d'Ain-Draham, nel centro stesso della Cumiria. Presto una linea di strada ferrata a sezione ridotta servirà a portare sui bastioni di Tabarca il tannino, il sughero, il legname delle circostanti foreste, ed i minerali, ferro, piombo, zinco, argento, raccolti nelle montagne dei Nefza. Un'altra strada ferrata partirà dalla stessa regione mineraria, una tra le più ricche del mondo antico, per giungere ad un piccolo porto che riparano dai venti d'ovest gli scogli del capo Serrat. Antichi pozzi di estrazione e ammassi di macerie, chiamate «Monticelli di Ferro», «Colline d'Acciaio», mostrano che parecchie di quelle miniere furono scavate, probabilmente nell'epoca romana. Un certo numero di famiglie che nella presa di Tabarca, fatta dai Tunisini nel 1742, sfuggirono alla schiavitù, si piantarono in diversi luoghi della costa, dove sono ancora chiamate col nome di Tabarchine: inoltre circa cencinquanta fuggitivi poterono giungere all'isola di San Pietro, presso la costa di Sardegna.