L'acquisto della terra si fa quasi esclusivamente a profitto degli speculatori francesi; nè è da dubitare che dalla parte degli altipiani di occidente, da Suk-Ahras e da Tebessa non cominci un movimento di emigrazione, il quale faccia scendere in Tunisia genti interamente gallicizzate come quelle di questa regione del territorio algerino.
Grandi mutamenti avvengono pure tra i musulmani di Tunisia, dove mentre le tribù abituate all'indipendenza abbandonavano il paese per non subire il dominio dell'odiato Rumi, vi accorrevano numerosi Algerini con la speranza di far fortuna, mediante la loro esperienza, presso nuovi padroni. S'incontrano in tutte le città come cuochi, facchini, servitori. Ora le navi al tempo delle messi sbarcano a centinaia i Cabili, dai quali quei di Tunisi hanno appreso come falciare le praterie. Accorsero pure in folla lavoratori molto più forti e perseveranti degli Arabi di Tunisia, i Marocchini che, insieme con i Siciliani, dissodano il terreno e piantano vigne nei poderi che i Francesi hanno poco fa comperati. È probabile che la popolazione musulmana della Tunisia, tolta ormai alle guerre civili, alle incursioni delle tribù predatrici, alle improvvise richieste d'imposta, aumenterà sotto il nuovo reggimento; ma il fatto, contro cui non val rimedio, che nelle città d'Algeria le morti degli Arabi superano regolarmente le nascite, fa temere che per l'intimo contatto degli Europei coi Mori, anche nelle città della Tunisia non debba a lungo andare avvenire altrettanto.
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