Il contrasto tra le due maniere di proprietà si ripete in Tunisia ed in Algeria anche nel modo di coltivazione. Mentre ne' primi tempi della colonizzazione e sino a poco fa i coltivatori dell'Algeria seguivano gli stessi metodi dei contadini francesi, con l'intento di ottenere dal terreno le diverse specie di prodotti necessarî al mantenimento degli uomini e degli animali, grani, uve, frutta, foraggi; i piantatori tunisini non s'occupano affatto di codeste molteplici coltivazioni e, benchè abbiamo introdotto nuove piante, quali l'arachide e la ramia, non speculano che sulla rendita del solo prodotto della vigna, giacchè l'agricoltura ha cangiato di carattere per divenire principalmente un'impresa industriale. In tal guisa, l'evoluzione compiutasi nel mondo economico in causa della concentrazione dei capitali, si manifesta in Tunisia col costituirsi della proprietà e con metodi agricoli differenti da quelli della prima metà del secolo dell'occupazione francese in Algeria. La schiavitù in Tunisia è abolita sin dal 1842, prima ancora che ufficialmente lo fosse nella vicina Algeria; ma molti indigeni, i khammès o coloni al «quinto» che lavorano a giornata i poderi de' grandi proprietarî, sono veramente servi vincolati dalle anticipazioni fatte dai padroni e pagate poi ad usura sulla parte del raccolto che loro spetta. La carestia, nonostante la notevole fertilità del terreno, si è spesso fatta sentire in Tunisia; nell'inverno del 1867 e 1868 le moschee ed i zauia rigurgitavano di affamati, ed ogni mattino si raccoglievano per le strade i cadaveri a carrettate(371).
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