Secondo la convenzione del Bardo, il bey regna, e per gli affari interni con potere assoluto. La Francia, divenuta protettrice della Tunisia, tolse sopra di sè la difesa della Reggenza all'estero e l'amministrazione delle finanze con l'intervento d'un «residente generale», cioè essa dispone delle forze militari e del denaro di quel paese. Il potere è dunque nelle sue mani, sebbene in apparenza in quelle del bey e de' suoi agenti. Però, sotto un certo aspetto, si può dire che la Tunisia sia rimasta uno Stato distinto, straniero alla Francia: è un tutto politico, con amministrazione propria, speciale legislazione e interessi ora opposti a quelli della confinante Algeria. I rapporti tra i Francesi e gl'indigeni sono nelle piccole città regolati dai consoli e dai «controllori civili», come fra popolazioni straniere; è fatta pure opposizione perchè «soggetti del bey» si facciano naturalizzare francesi; la dogana esamina le merci francesi ed algerine come se giungessero dall'Italia o dall'Inghilterra, e fa loro pagare l'8 per 100 del valore. Anche i pesi e le misure differiscono, e mentre il sistema metrico proposto dalla Francia è stato accolto da mezzo miliardo di persone nel vecchio e nuovo mondo, in Tunisia non fu ancora ufficialmente introdotto. Il tribunale civile di Tunisi e sei Corti di pace di fresco istituite a Tunisi, la Goletta, Biserta, Susa, Sfakes e el-Kef, giudicano secondo le leggi francesi le cause tra Europei ed indigeni; anche dopo il 1885 i magistrati vengono pagati dal bilancio della Tunisia, come ufficiali del governo beilicale, ma dipendono dalla Corte d'appello di Algeri.
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