Se coloni europei presero posto accanto ad Arabi e Cabili, cercano di meritare il diritto di occupazione col lavoro, e certo è una vita di lavoro, di rinuncia agli agi, vita di coraggio quella del colono che si affatica alla coltivazione d'un suolo sovente arido, con un clima infido a cui non è assuefatto, in mezzo a popolazioni inquiete, talvolta odiose ed istigate anche da prediche fanatiche. Ne' cimiteri di molti villaggi e di molte città salubri, dove oggi si vedono numerosi fanciulli bianchi e rossi trastullarsi per le vie, stanno due o tre tombe sovrapposte di coloni morti da poco, dopo avere preparato e reso sano il suolo per i loro successori. Sovente vi si provarono gli uni appresso gli altri coltivatori di diverse nazioni: Svizzeri, Alsaziani, Mahonesi, Spagnuoli, Maltesi, Provenzali ebbero ciascuno la loro parte nel difficile còmpito. La terra fu conquistata più con la marra che con la spada.
      In questa parte della conquista, pacifica sì ma perciò non meno penosa che la parte militare, i coloni non francesi non furono nel principio i più numerosi all'opera, nè ora la cedono punto ai francesi ne' lavori di coltivazione. Sarebbe dunque ingiustizia invidiar loro il pane che si guadagnarono con tanta fatica. Senza di esso e senza i Francesi del mezzogiorno, di Provenza e della Linguadoca, la quistione dell'acclimatamento degli Europei in Algeria, quistione tanto discussa, non sarebbe stata risolta. Gli emigrati dalla Francia del nord e dell'Europa centrale non resistono al clima come i rivieraschi del Mediterraneo, giacchè nei primi il numero dei morti supera regolarmente quello dei nati.