A questo splendore delle cime una delle catene meridionali dell'Aures, il giebel Ahmar-Khaddu, che sorge a 1,500 metri sulla bassa pianura di Biskra, deve il suo nome di «monte della Guancia Rossa»(406).
I fenomeni di corrosione, che tanto facilmente si notano in tutta l'Algeria, appaiono, forse più che in qualunque altro gruppo dell'Africa del nord, manifesti nelle montagne dell'Aures. Si direbbe che la roccia siasi diluita, fusa, per così dire, in una corrente diluviale, e che enormi massi di tritume riversato dai gorghi nella depressione del Sahara, mostrino le roccie infrante dell'Aures di nuovo depositate in forma di ciottoli, di sabbie e di argille. In alcuni luoghi, gruppi di scogli rovinarono insieme come pilastri minati alla base, e le macerie accumulate sbarrano il passo delle valli. In un'altra parte, di montagne e di catene intere testimonio degli antichi strati di pietra, non rimane che una tavola isolata, più o meno alta, che d'ordinario è messa a profitto dalle tribù come cittadella, per la facilità di difendersi che danno gli strati superiori, tutti a picco, cinti di ammottamenti, e aventi nelle loro depressioni un po' di acqua di pozzo o di sorgente. Ad est dell'Aures, hanno pure i loro castelli naturali trasformati dagli indigeni in luoghi di rifugio, il giebel Ciechar, ossia «monte di Ciottoli»(407) e le montagne dei Nememca, egualmente che i monti isolati dell'altipiano di Tebessa e della frontiera della Tunisia. La media altezza di codesti monti sud-orientali dell'Algeria è da 1,200 a 1,400 metri.
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