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      Si mostrò l'immenso vantaggio della Tunisia e dell'Algeria orientale nel possedere una costa marina sulla frontiera del deserto, si presagirono il lago ed il canale percorsi da flotte e coronati da città commerciali; si pretese pure che il riempimento degli antichi laghi farebbe abbassare la temperatura media e che l'annuale evaporazione, valutata da 6 a 10 miliardi di metri cubi, formerebbe delle nubi che si risolverebbero in pioggia sui fianchi del giebel Aures, facendo di nuovo gonfiare i torrenti e fecondando le sterili campagne circostanti alle oasi. Ma nulla è meno probabile che la realizzazione di simili speranze, giacchè si potrebbe chiedere se le rive del mare Interno dell'Algeria sarebbero più favorite dalle pioggie che non sono quelle del mar Rosso, che pure hanno un'atmosfera quasi sempre umida di vapori? Certamente ogni cambiamento nella ripartizione della terra e delle acque deve produrre una modificazione corrispondente del clima locale, ma non si può sapere il valore di questa modificazione, nè se essa possa riuscire dannosa ai palmeti ed alla salubrità dell'aria(429). Comunque, il progetto dovette essere lasciato da parte, in causa dell'enorme spesa, giacchè la Commissione speciale del 1882, che esaminò l'impresa, stimava necessario più di un miliardo di lire per scavare il canale scaricatore delle acque del Mediterraneo, spesa senza esempio per un'opera d'incerta utilità. Fu d'uopo arrestarsi innanzi ad un lavoro sì colossale, per cui si sarebbero smossi parecchie centinaia di milioni di metri cubi di suolo per scavare, traverso sabbie, argille, pantani e scogli, una via di 180 chilometri di lunghezza, 14 metri di profondità e 30 di larghezza al fondo, versante più di 700 metri cubi d'acqua al secondo, cioè due volte più che la Senna alla sua foce, per riempire, tenuto calcolo dell'evaporazione, in dieci anni gli sciott.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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