De' vari progetti rimane una intiera biblioteca geologica e la conoscenza molto più approfondita di una delle regioni del globo più degne di considerazione.
C'è però un'opera di trasformazione del Sahara algerino, per cui tutti i geografi si trovano d'accordo, cominciata già da gran tempo con i più felici risultati. Si tratta di rintracciare nel suolo le acque disperse e ricondurle alla superficie, mettendole a profitto per allargare le oasi esistenti o formarne di nuove. Da tempo immemorabile, gli abitanti del Sahara hanno immensa cura alle sorgenti, e quando l'acqua diminuisce, scavano il suolo per rimuovere gli ostacoli alla vena e far sì che non ne vada perduta goccia. Nondimeno parecchie inaridiscono interamente e molti luoghi sono chiamati Ain-Mita o «Sorgente morta», il che ricorda la vittoria delle sabbie sull'acqua fecondatrice delle oasi. Nell'eterna lotta fra gli elementi, che modifica senza posa la superficie della terra, le solitudini del Sahara continuarono sempre ad allargarsi ed in alcuni luoghi sonvi caverne, che antichi segni mostrano essere state piene d'acqua, prive affatto di ogni umidità visibile; vive sorgenti trovate dai Beni-Mzab nei loro circhi rocciosi, scomparvero(430); traccie di coltivazione, resti di costruzioni, canali ripieni di sabbia si vedono in luoghi dove non alligna più filo d'erba, nè v'ha dimora altra che tende di nomadi(431); perfino ai nostri giorni furon visti scomparire stagni «perenni» e gli abitanti delle loro rive dovettero abbandonare le loro palme in preda alle dune che le seppellirono(432). Una prova che il clima divenne asciutto è la fauna locale, giacchè sotto le pietre il naturalista trova resti di piccoli organismi che si sviluppano in terreni umidi.
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Sahara Sahara Ain-Mita Sahara Beni-Mzab
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