I Romani non vi scomparvero mai interamente. Si sa quanto grande sia stata la loro azione per secoli: a centinaia si vedono ivi gli avanzi delle loro città e stazioni militari, a decine di migliaia vi furono raccolte le loro iscrizioni. Ancora adesso, sugli altipiani della provincia di Costantina, le loro opere li fanno più vivi che i coloni francesi. Ivi le rovine di città più vaste che le moderne d'Europa, sono numerosissime. Anche da questo lato, essi avevano occupato tutto il gruppo montuoso dell'Aurasius e penetrato molto innanzi nel deserto. A sud della provincia d'Algeri, si vedono pure rovine sul confine del Sahara; nelle regioni occidentali innalzarono almeno numerose città sul versante mediterraneo del Tell. Certo lasciarono discendenti in Algeria i coloni romani, dei quali la maggior parte avea preso stanza sugli altipiani della Numidia e della Mauritania setifiana(498), cioè nelle regioni di clima più sano e più favorevole alla loro razza. In tal maniera, il tipo romano si sarebbe conservato benissimo negli Ulad el-Asker
o «Figli di soldati» della Cabilia orientale(499). Sebbene buoni musulmani, gli abitanti di Tebessa si dicono «Romani», per cui il nome di Rumi non si confonde con quello di cristiano, come per gli altri maomettani di Algeria. Nel 1842, quando i Francesi si impossessarono di codesta città, gli abitanti usavano ancora monete romane(500). Di dieci frazioni della tribù degli Amamra, che abita la parte settentrionale dell'Aures, due si ritengono di origine romana, tre sciauia o berbera, e le altre, che furono fondate da marabutti, pare si siano formate dopo la invasione musulmana(501).
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