Il nome di Berbero non ha senso generale che dal lato glottologico, poichè si applica a tutti quelli che parlano o parlavano nei tempi storici una delle lingue appartenenti alla famiglia libica. Questo gruppo di dialetti usati dai Tamahu, la stessa gente ritratta sulle pitture egiziane, si mantenne migliaia d'anni col suo antico nome. I Tuareg ed i diversi popoli del Sahara lo chiamano ancora tamhac, tamaug o tamaciek; forme vicine alla lingua targui sono parlate da un gran numero d'altre popolazioni dell'Africa, dalle oasi occidentali d'Egitto alle rive dell'Atlantico. La famiglia delle lingue berbere sembra avvicinarsi a quelle semitiche, non per i vocaboli, ma per i suoni gutturali, la sintassi e la grammatica. Essa, sebbene formi col copto il gruppo delle favelle camitiche(504), ha tutti i caratteri dell'origine orientale, ed è principalmente coll'appoggio di questa parentela di linguaggi che alcuni scrittori vollero, a torto o a ragione, stabilire la parentela delle razze.
Sebbene però si osservino fra i Berberi e quegli tra gli Arabi che sono loro vicini tutti i passaggi di tipi, si notano nondimeno grandi dissomiglianze fra i due principali gruppi di popolazioni algerine. I veri Semiti, da cui derivano gli Arabi, e le diverse popolazioni, anteriormente ivi stabilite, contrastano in modo singolare. I Cabili del Giurgiura, considerati come tipo berbero, hanno cranio e viso meno ovale, faccia più larga e piena, fronte meno regolare, meno sporgente, e sopracciglia meno arcuate che gli Arabi: hanno naso di rado aquilino, sovente grosso e corto, il mento robusto, la bocca assai grande con grosse labbra.
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