Prendendo per tipo di bellezza l'Apollo di Belvedere, si vede che gli Arabi hanno gambe e collo troppo lunghi in proporzione del corpo, ed il petto troppo stretto in proporzione alla statura(513). Le donne sono relativamente piccolissime. Gli Arabi sanno comparire in pubblico vestiti con grazia e maestà, e sembrano sempre dignitosi, gravi, impassibili; giammai si odono cantare mentre lavorano, ma nella vita intima si spogliano facilmente di tale solennità di mostra, e parlano e gesticolano con veemenza. I veri Arabi sono mediocrissimi agricoltori; per essi «la vergogna ed il vomero dell'aratro entrano a un tempo nella casa». Non amano punto la calma della vita stabile, ma la vagabonda del nomade, le grandi cavalcate traverso lo spazio, gli orizzonti fuggevoli, i miraggi della steppa, i gruppi di tende eretti sull'erba o sulla sabbia. Per comprenderli ed amarli, bisogna vederli nelle tende, unico nido che a lor piaccia: sono allora felici, ospitali, magnanimi e narratori entusiastici ed espressivi delle loro spedizioni e caccie(514). Discendenti da guerrieri che percorsero tutto il nord dell'Africa, dall'Egitto al Marocco, disprezzatori delle genti vili che non escono di casa, emigrano volentieri, ed in tutte le parti del Maghreb s'incontrano fratelli di tribù separate per un vago bisogno di cambiar paese. Codesti uomini, di natura erranti, non si attaccano al suolo, non ostante la necessità di diventare agricoltori o almeno arare la terra per averne una temporanea raccolta; non rispettano scrupolosamente il termine piantato dal colono, e neppure difendono con la solita asprezza degli altri popoli il proprio solco.
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