Le loro idee sulla proprietà sono lungi dall'avere la precisione voluta dal codice dei nuovi padroni, quindi frequenti discussioni e conflitti, talora aggravati da odi istintivi da razza a razza. Del resto, gli Arabi sono di rado proprietarî, giacchè la terra, che è senza limiti fissi, è rivendicata dall'intera tribù, rappresentata dal capo, che ne diviene il vero padrone. L'organizzazione della società araba è quasi sempre feudale. «Se siete in tre, eleggetevi un capo», dice il Profeta(515). Perciò il fanatismo religioso divide gli Arabi in gruppi ostili, giacchè essi sono, molto più che i Cabili, portati al misticismo. La maggior parte sono veri credenti, e adempiono alle prescrizioni di Maometto, ripetendo a voce bassa i passaggi del Libro in cui è ordinato lo sterminio degli infedeli.
Così per sentimento e per pensiero, come per tradizioni e costumi, l'Arabo delle tribù si adatta mal volentieri fra gente atta a possedere, coltivare il suolo, fondare città e villaggi, costruire strade e ferrovie: egli diventa man mano straniero nel paese conquistato da' suoi maggiori, ed in alcuni distretti deperisce e muore, lasciando il posto a gente straniera. Uno tra i più sottili problemi della demografia algerina è di conoscere in quali condizioni geografiche e sociali gli Arabi resistono vittoriosamente alle influenze contrarie. Si può solo dire, in via generale, ch'essi prosperano sugli altipiani sufficientemente irrigati, dove vedono aperti dinanzi a sè spazi senza limiti e dove i Francesi non hanno ancora fondato che poche stazioni militari e civili, mentre nei dintorni delle città e nelle città stesse vanno mano mano scomparendo.
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