Quivi non sono che una razza in decadenza, uccisi dalla miseria, dal vizio, dalla mancanza di speme nell'avvenire e dalla oppressione dei capi. La medesima sorte corrono i Mori o «Hadri», — i Residenti, — cioè i musulmani civili che abitano le città del litorale, sotto la vigilanza dei dominatori stranieri. Questa costante rapidissima decrescenza giornaliera è forse in parte cagionata dall'enorme mescolamento di razze, giacchè le guerre, la schiavitù, la poligamia, le prese de' corsari introdussero alla rinfusa troppi elementi differenti: Berberi, Siri, Circassi, Albanesi, Spagnuoli, Mahonesi, Italiani, Provenzali, Haussa, Bambara, Peul e Mandinghi. Anche gruppi di Zingari o Gsani (Guezzani) penetrarono nel Maghreb algerino nello stesso tempo che i Mori andalusi cacciati dalla Spagna(516). Assai numerosi erano in altri tempi i Kulugli o Kur-ogli, figli di Turchi e di donne indigene, sul litorale ed in certi villaggi dell'interno, che i bey avevano scelto come luoghi di deportazione(517). Codesti meticci furono quasi interamente assorbiti nel resto dei cittadini musulmani.
L'elemento negro, per la mescolanza del sangue, è importantissimo nelle popolazioni dell'Algeria, giacchè intere tribù, anche fra i Cabili delle montagne, hanno tratti che attestano evidenti incrociamenti fra gli aborigeni della costa ed i negri del Sudan. Forse più della metà degli Algerini, che sono detti Arabi o Berberi, sono di sangue mescolato. Raro è d'incontrare in Algeria Nigrizi puri, essendo quasi completamente interrotte le relazioni dal Mediterraneo al Niger traverso il Sahara algerino.
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