Tempo fa, numerose carovane giungevano dal paese dei Neri conducendo seco uomini liberi e schiavi, che popolavano le caserme e gli harem de' sultani. In tutto il Maghreb poi la popolazione veniva modificata dai matrimoni per i quali non era d'impedimento la differenza di colore. Ma, abolita sin dall'anno 1848 la schiavitù dei negri, gli elementi nigrizi vanno mano mano diminuendo, e degli emigranti del Sudan, che conservano la purità del sangue, è raro che vivano i figli, giacchè l'acclimamento delle razze non si è ancora compito. I negri che restano in Algeria, si distinguono per amore al lavoro, esercitando le arti di manovali, terrazzai, tagliatori di pietre, imbianchini, panierai, domestici, giardinieri e spesso sonnambuli e chirurgi. Presto, quando l'Algeria sarà congiunta con rapide vie al Sudan, dal quale è ancora separata, è certo che il moto d'emigrazione dei negri diverrà di nuovo considerevolissimo, giacchè vi sono poche razze che abbiano maggior prontezza, spirito di intrapresa e di avventura che codesti popoli dell'alta regione del Niger.
Molto men numerosi in Algeria che nel Marocco, gli Ebrei non hanno importanza nel complesso della popolazione algerina che per la loro stretta unione nella città e per l'arte con cui sanno attirare a sè i risparmi del paese. Hanno inoltre parte al potere politico per chiamarsi cittadini francesi: per numero però, restano di molto inferiori agli elementi etnici introdotti dalla conquista. Gli immigranti europei, che formano la settima parte degli abitanti, sono già, grazie ai beneficî d'una maggiore civiltà, la razza in Algeria preponderante, giacchè senza calcolare la potenza speciale che loro viene dall'esercizio del potere politico e dall'organizzazione dell'esercito, essi sono i dominatori, perchè dirigono le imprese, dividono il lavoro e pagano i salari.
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