Ora è cominciata un'êra novella, stante l'annessione del mondo barbaro al dominio europeo, ed i posteri potranno facilmente riconoscere la parte di lavoro compito dall'anno 1830 dai colonizzatori francesi, spagnuoli, italiani. Essa è già considerevole, giacchè di anno in anno si vede cambiare l'aspetto dell'Algeria per la costruzione di nuove città, l'accrescimento di coltivazioni, l'estensione della rete di strade e di ferrovie, e sebbene i veri Europei siano in minoranza, tuttavia l'impronta del loro lavoro apparisce già quasi dovunque, dal litorale sino agli altipiani e ai confini del deserto.
VII
Il viaggiatore che percorre l'Algeria, si meraviglia nel trovare piccolissima differenza fra le città ch'egli va visitando, e quelle di Francia che appena lasciò: potrebbe sospettarlo un giuoco di fantasia e credere di non avere traversato il Mediterraneo, se non vedendo le palme ed i bambù ornare i giardini pubblici, gli Arabi ed i Mori lavorare o passeggiare sui bastioni e per le vie. I quartieri per cui passa, i quali furono costrutti da architetti francesi, sembrano copiati da quelli di Marsiglia, e quasi dovunque le pittoresche case arabe sono nascoste da contrade a facciate regolari e banali. Lo straniero può abitare a lungo in Algeria senza aver bisogno di penetrare una sola volta in uno di quei labirinti di case che ricordano un periodo di tempo trascorso. I villaggi dei coloni, che sono pure di costruzione francese, sebbene sovente costrutti sull'area di borghi arabi, a cui si vuole scioccamente cambiar nome, hanno più che quelli della madre patria contrade larghe, comode case e di miglior aspetto, bei giardini e filari di alberi, nonchè belle piazze.
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