Ivi le rovine romane sono numerose: a sud-est di Suk-Ahras, presso Ain Guettar, l'henscir di Taura è l'antica Tagura, di cui resta un tempio che dagli Arabi fu trasformato in un forte; a sud, Mdauruch, un anfiteatro di rovine dominate da una cresta dentata di roccie, ricorda Madaura, patria del retore Apuleio, città di letterati, dove sant'Agostino studiò prima di recarsi a Cartagine; più lungi verso ovest, sono seminate sullo stesso altipiano franato dai torrenti che discendono verso l'alta Megierda, le rovine di Tifech, la Tipasa de' Romani. Presso le stesse sorgenti della Megierda stanno su poggi rotondi le rovine di Khemissa, che, all'epoca romana, era la Thubursicum «dei Numidi». Molte iscrizioni tumulari trovate tra i frammenti di palazzi e di templi, portano nomi libici e «numidi» contrapposti a prenomi romani(520).
Sui declivi settentrionali delle montagne, che passano a nord di Suk-Ahras e vanno a raggiungere i gruppi tunisini della Cumiria, nascono parecchi rivi abbondanti, che insieme formano il bacino della Mafrag. Alcuni accampamenti di Beni-Ahmar e alcuni piccoli villaggi francesi sono sparsi per questo bacino ancora inabitato, ma, sortito a divenire uno de' più popolosi dell'Algeria, se si giudica dall'abbondanza delle pioggie e dalla fecondità del suolo. La sola città di questa contrada giace fuori dal bacino della Mafrag, in un piccolo seno del Mediterraneo, divisa dall'interno da un anfiteatro di colline a brusco pendìo. È dessa La Calle, le cui case sono circondate da una stretta zona formata appena da alcuni giardini e da alcuni campi: le alture circostanti sono ricoperte da boschi, formati in gran parte da quercie sughero.
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