Il nome romano di Aquae Tibilitanae le venne dalla città di Tibili o Annuna, le cui rovine si trovano una decina di chilometri a sud-ovest, sulla strada che congiunge i villaggi di Clauzel e di Ued Zenati: poco discosto trovasi uno scoglio, Hagiar el-Khenga, coperto di bizzarre scolture, fra cui si vedono uomini, cani, buoi ed uno struzzo(524). A nord di Hammam el-Meskhuthin, dall'altro lato d'una catena di nude colline, giace il sito di Roknia, seminato di monumenti preistorici: le roccie sono coperte di dolmens ed in esse sono scavate più di tremila sepolture, ognuna delle quali è detta dagli indigeni hanut o «bottega»: vi si rinvennero scheletri curiosissimi per lo studio antropologico delle diverse razze dell'Algeria.
Unite sopra Megiez Ahmar, «Guado Rosso», le due riviere Scerf e Zenati formano la Seybuse, che serpeggia nelle praterie e ne' campi. Sopra una delle colline della riva destra un ricinto di mura e di gruppi di verdura nasconde la città di Guelma, erede del nome, se non del sito, della romana Calama, dove nel quinto secolo si parlava ancora «punico»(525). Pulita e ben costrutta, sulla comune frontiera dei territori arabo e berbero, Guelma è una tra le città secondarie dell'Algeria, ma delle più dilettevoli, circondata come è da vigneti giù per le chine e dagli oliveti che costeggiano la Seybuse. Nella vallata sono sparsi bei villaggi, come Ain-Tuta, Eliopoli, Millesimo, Petit; nei dintorni di Guelma scaturiscono sorgenti minerali, di cui le più abbondanti ed usate sono quelle di Hammam el-Beida, che si trovano nove chilometri a nord-est, in un bacino circondato da rovine romane inghirlandate di fogliame.
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