Alcune rovine di quella che fu la Glisia Rumi, «Chiesa de' Romani», sono ancora sparse sul pendio della collina d'Ippona, e non lungi da questa collina sta il ponte traverso la Bugiema (Bu Giemaa), affluente della Seybuse, il quale posa su fondamenti antichi. Deve essere stato l'avanzarsi continuo del piano alluvionale formato dalla Seybuse la causa che la città fosse ricostruita a nord delle rovine di Ippona. Mentre duemila anni fa, il porto si trovava a' piedi della collina, fu poi mano mano spinto verso nord, e le navi, in luogo di entrare dove la foce del fiume offriva, sebbene senza profondità, un seno naturale, dovettero gettar l'áncora fuori, protette precariamente dallo scoglio su cui sta ora la kasbah di Bona. La città araba fu costrutta sulla china di codesto poggio, ma dopo la conquista francese lo spazio era troppo stretto per contenere i nuovi venuti e perciò, aperta la vecchia cinta, una nuova città più grande che l'antica stese a guisa di ventaglio le sue ampie contrade nella bassa pianura che si stende verso la Seybuse. Fra gli antichi ed i nuovi quartieri un elegante bastione corre dal mare ad una collina piena di alberi, la quale sarà presto rasa in parte al suolo per prolungare più in là nella campagna l'entrata alla città. Stante la pulizia delle contrade bene irrigate, gli ombrosi passeggi, i bei giardini, Bona è una delle città più dilettevoli e di maggior iniziativa politica e commerciale di tutta l'Algeria. Come sede dell'Accademia d'Ippona, ha un certo movimento scientifico e letterario; contende a Costantina il primo posto nell'Algeria orientale e anticipatamente si arroga il titolo di capoluogo del dipartimento della Seybuse(527). Il suo nome arabo è Bled el-Huneb (Annaba), che significa «città delle Giuggiole», giacchè codesti arboscelli, che ora sono sostituiti da limoni ed altri alberi fruttiferi, circondavano le mura con una zona di verdura.
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