Il traffico di Bona non può non crescere grandemente a mano a mano con l'estendersi della rete stradale e con l'avanzarsi delle ferrovie nell'interno, giacchè come punto di congiungimento delle linee dell'Algeria orientale e della Tunisia, questa città è più importante che Tunisi stessa per il movimento che avviene nella sua stazione e sui bastioni, donde si spedisce una gran parte delle derrate raccolte nel bacino della Megierda. Quando fu occupata la Tunisia dalle truppe francesi, migliaia di abitanti di Bona si diressero verso Tunisi in cerca di fortuna e per un po' di tempo si potè temere rimanesse la città spopolata, ma la maggior parte ritornarono ed ora dirigono dal loro luogo natio il movimento delle esportazioni tunisine(528). La popolazione di Bona è mescolatissima; i Francesi vi sono in maggioranza, ma non superano i due terzi; dopo i Francesi vengono gli Italiani e i Maltesi, i quali ultimi specialmente, mediante la coltivazione e la fognatura, rendono a mano a mano sana la pianura, facendone l'ammirabile «giardino d'Algeria», che va coprendosi di piccole case e di ville. Nella città, circa un migliaio di Cabili e di Mzabiti esercitano il mestiere di manovali e di facchini. Poco numerosi sono a Bona gli Spagnuoli, e gli antichi padroni maomettani non formano più che la sesta parte della popolazione. Di essi parecchie migliaia, quasi tutti Cabili, hanno i loro marabutti, avvocati, commercianti, usurai, e vivono fuori di città, in luride e pittoresche stamberghe circondate da fichi di Barberia, le quali formano il villaggio chiamato di «Beni Ramassés». In tal guisa sotto il dominio romano si formavano nelle Gallie i villaggi dei Canabenses, nome generico dato a tutti gli abitanti agglomerati nelle canabe o capanne attorno gli accampamenti.
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