Parrebbe che nella valle inferiore d'una riviera scorrente innanzi ad una città popolosa, capitale di provincia, dovessero sorgere qua e là città secondarie; invece la riviera traversa precisamente regioni quasi deserte dopo la sua confluenza collo Smendu, dove i rivieraschi, che son quasi tutti Cabili, non hanno villaggi che si scorgano in distanza, giacchè le loro casupole si confondono con gli scogli, oppure son rimpiattate nelle foreste. Pochissimi sono i residenti europei, giacchè il movimento fu portato verso le stazioni della strada ferrata di Philippeville, divenuta, ad onta dei versanti naturali, lo sbocco della provincia. Perciò non è da dubitare che il commercio delle derrate agricole non debba cambiare tosto l'aspetto della vallata dell'ued el-Kebir e sopratutto dei luoghi circostanti all'Engia, suo confluente occidentale, presso il quale numerose rovine attestano essere ivi stati a lungo i Romani.
El-Giemila o «la Graziosa», il Cuiculum degli antichi, che sorge presso le sorgenti della riviera suddetta, non è più che un ammasso di macerie, in mezzo a cui stanno ancora alcuni monumenti, un arco di trionfo, un teatro, un tempio, una basilica cristiana. Le borgate moderne più popolose, Zeraia e Mila, stanno più in giù, nelle vicinanze dell'Engia e dell'ued el-Kebir. Mila, che si chiama città, è costrutta a quasi 500 metri di altitudine, sopra un contrafforte settentrionale del monte Lakhala (el-Akhal o il «Nero»); il quartiere dei Cabili consta di catapecchie costrutte in gran parte di materiali adoperati già dai Romani, giacchè ivi il suolo è una congerie di rovine fino alla profondità di 7 od 8 metri(538). Sidi Meruan, uno de' villaggi propinqui a Mila, è il solo in Algeria che sia popolato da Greci discendenti da quei Mainoti che emigrarono a Carghesa, in Corsica, sulla fine del diciassettesimo secolo.
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