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      L'altezza comparativa dei monti che le circondano, fu la causa che fece distinguere queste due contrade, giacchè per estensione la «piccola» Cabilia non è punto inferiore alla «grande». L'appellativo poi di Kebail o «Cabili» non ha alcun valore etnico, giacchè è la parola araba kabila, che vuol dire «tribù», parola applicata nei vari paesi alle popolazioni più differenti, sicchè in Arabia indica gli Arabi e nei piani ad est dell'Abissinia gli Afar o Danakil. Gli invasori musulmani l'applicarono nel Maghreb a tutte le genti non arabe trovate nel territorio conquistato, le quali essi spinsero nelle montagne. In causa degli odî di stirpe, questo nome finì a poco a poco con avere significato spregevole; gli Arabi dell'Algeria chiamano le loro tribù con un'altra parola, arch, di senso identico(553). I Cabili del Giurgiura, che appartengono per lingua alla grande famiglia berbera e discendono specialmente dall'antica confederazione dei Sanhegia, si chiamano essi pure Imazighen o Amzigh, cioè gli «Uomini liberi»(554). Secondo Sabatier, questo nome, che è identico a quello di Maxyes adoperato da Erodoto, significherebbe «Agricoltori»(555).
      Certo la massima parte dei Cabili, qualunque sia la loro origine, avrebbe diritto al titolo di «Liberi», giacchè si sono rifugiati nelle montagne per salvare la loro indipendenza e resistettero sempre agli invasori, fossero Romani, Vandali, Bizantini, Arabi o Francesi. Gli Arabi chiamavano codesto paese Bled el-Adua, «Terra nemica». Da ogni banda tribù cacciate da conquistatori Romani, Vandali o Arabi cercarono asilo in codeste alte vallate e persino sulle cime de' monti.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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