Sul loro territorio evvi pure un borgo che pare avesse una preponderanza sugli altri: è questo il Giemaa es-Sahrigi, la «Riunione dei Bacini», così chiamato dai serbatoi romani, che indicano il soggiorno dei conquistatori della Mauritania o almeno l'influenza da costoro esercitata sull'arte degli indigeni. Le tribù che maggiormente si distinguono per la diversità dei loro prodotti industriali, specie quelle ad ovest dell'ued Aissi, fan parte dello stesso gruppo cabilo, e molte di esse, che formano insieme gli Ait Batrun o i «Figli della Pietra»(564), hanno il soprannome di «Cuore degli Zuaua». Infine Carette(565), pone del pari fra gli Zuaua i valenti Ait Iraten, che abitano «la montagna della Vittoria» – oggi Forte Nazionale, – presso cui gli oppressi della parte bassa trovavano il più sicuro rifugio. Un villaggio degli Ait Iraten, Isceraiuen, fu abbattuto per costruire la principale fortezza della Grande Cabilia. Secondo una tradizione riferita da Carette, gli Ait Iraten o Raten, non sarebbero aborigeni, bensì emigranti dell'oasi saharina di Rhat.
Popolazioni cabile vivono verso l'angolo sud-occidentale della regione montuosa nell'alto bacino dell'ued Bu Gdura, le quali si ritiene siano d'origine distinta: il nome loro attrasse l'attenzione degli storici: sono i Guechtula o Iguechdulen, che generalmente si ritiene siano i Getuli degli antichi autori. Differiscono notevolmente dagli altri abitanti del Giurgiura, il che giustificherebbe l'ipotesi della loro speciale discendenza.
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