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      È affatto naturale che l'arabo si sia mano mano introdotto nella lingua berbera, giacchè da principio fu l'idioma de' padroni ed ora è quello degli educatori religiosi: i versetti del Corano, come pure gli ordini dei sovrani, erano in arabo; quindi in arabo erano le opere lette dai pochi Cabili civilizzati, poichè il berbero più non si scrive, e di scritto null'altro ha che alcune dissertazioni teologiche conservate nel convento ed alcuni canti riprodotti con caratteri arabi, differenti, del resto, dall'ordinario parlare per un numero molto maggiore di termini semitici. Ciò che favorisce grandemente l'arabo nella questione della lingua è il fatto che il Cabilo deve discendere nella pianura per il traffico, mentre l'arabo non ha bisogno di recarsi nella costui montagna(569). A poco a poco il Cabilo parla l'arabo quanto la sua propria lingua, e finisce col dimenticare questa che gli è meno utile. Nondimeno si può chiedere se il notevole accrescimento della popolazione cabila, i suoi progressi e la coscienza sempre maggiore del proprio valore, saranno bastevoli a rimettere in onore la lingua degli avi.
     
      N. 74. – TRIBÙ PRINCIPALI DELLA CABILIA.
     
     
      La maggiore differenza fra l'Arabo ed il Cabilo consiste nella tendenza del primo alla vita pastorale, mentre il montanaro berbero vive e dimora fisso a lato del suo campo. Il contadino cabilo ama la terra con la stessa passione del contadino francese; e viene dalla terra corrisposto, imperocchè dirupi già incolti, coperti di pietre e di pruni, sono rivestiti di ulivi e di piante mangerecce.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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