«Che diverrò? – dice la terra in una leggenda dei Cabili, – che diverrò, se gli uomini mi abbandoneranno? Dovrò ritornare allo stato primiero e ridiventare riparo d'animali feroci?»(570). Per rendere fertile la montagna, i Cabili vi portano la terra vegetale dalle valli e la mescolano con frammenti di pietra triturati. Furono visti falciatori farsi legare ad una sporgenza di roccia per raccogliere alcune foglie di frassino e tagliare l'erba cresciuta sopra una sporgenza isolata fra la parete verticale ed il precipizio. Il frazionamento della proprietà è tale che perfino alcuni alberi vengono divisi: il tale ulivo, ad esempio, ha parecchi padroni, ciascuno dei quali fa la raccolta sui rami suoi(571). In tal guisa la terra ha un valore enorme in un paese tanto popolato, dove tutti si disputano il suolo. I cimiteri sono posti lungo le strade, in luoghi incoltivabili: a tal segno il Cabilo tien conto della terra atta alle piantagioni e alla semina. In media il prezzo d'acquisto d'un ettaro di terreno è il venti per cento maggiore ne' paesi cabili che negli arabi: sale perfino a migliaia di lire, per quanto sembrino forti tali somme tra gente di sì pochi bisogni. Perciò i Francesi non potevano pensare a stabilirsi come coloni tra i Cabili, giacchè sarebbe stato loro impossibile di fare concorrenza ai rozzi lavoratori indigeni, che non hanno spese a sostenere per la coltivazione. Le terre che furono sequestrate nella valle del Sebau dopo l'insurrezione del 1871, dovettero essere affidate a mezzadri cabili, e già questi poterono in molti luoghi riconquistare, mediante il lavoro, parte dell'antico patrimonio.
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