Cessata ormai tale industria, gli Ait-Yenni attendono alla gioielleria ed alla fonditura: trasformano monete di Spagna in collane, in anelli, in diademi, e fissano smalti sul metallo. Nel 1855, alcuni della tribù degli Ait-Uassif si ingegnarono di comporre un cannone con cui poterono tirare tre o quattro colpi in una delle loro guerre(573); durante l'insurrezione del 1871, le tribù discese dal Giurgiura adoperarono pure il cannone contro il fortino di Beni-Mansur. I mercati de' Cabili sono molto fiorenti, stante l'industria locale e le importazioni dall'estero. Si tengono generalmente fuori dal borgo, presso il cimitero, dove nei rivolgimenti politici avevano luogo contemporaneamente assemblee generali per la discussione dei pubblici interessi: in altri tempi vi si decideva la pace o la guerra; ma adesso, sorvegliati come sono dagli agenti francesi, gli intervenuti non possono attendere che allo scambio dei prodotti.
Nella Grande Cabilia, la popolazione è tanto fitta che i prodotti dell'agricoltura, grano, fichi, ulive, farina di ghiande non sono sufficienti, nè bastano l'olio e le frutta a comperare il grano necessario: bisogna quindi che ogni anno migliaia di uomini emigrino per vivere. Tempo fa, un gran numero di Cabili, come gli Svizzeri altrove, si recavano a combattere per prezzo a favore dei Turchi; anzi ancora adesso la maggior parte dei «tiratori algerini» sono Cabili, e specialmente Zuaua. Gli Ait-Iraten, che abitano ad Algeri, tengono panetterie; invece i Beni-Abbes tengono banche in questa ed in altre città del litorale(574). Però il maggior numero di emigranti si reca nelle città ad esercitare il mestiere di manovale o di facchino o a portare da villaggio in villaggio mercanzie; al tempo dei maggiori lavori agricoli, discendono in compagnie dai loro monti per essere adoperati dai coloni come dissodatori, mietitori od altro.
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