Divenuto a sua volta padrone, il marito può rimandare la moglie al padre, che la rivende e rimborsa il prezzo prima avuto: talvolta il marito si libera della moglie senza ricorrere alla famiglia di lei. Il divorzio si fa molto semplicemente, giacchè basta una parola ripetuta tre volte a sciogliere il matrimonio. Assoluto è il diritto di comando dell'uomo sulla donna: in molte tribù, il marito deponeva presso la sposa, nell'atto di avvicinarsele, un bastone senza percuoterla(582); altrove lo sposo tirava un colpo di fucile o di pistola all'altezza della testa della sposa, quasi a bruciapelo, abbruciandone talvolta l'acconciatura: in tal guisa egli significava il suo diritto di assoluta padronanza sulla persona ed anche sulla vita della moglie(583). L'adulterio è severamente punito. Prima dell'arrivo dei Francesi, la pena era la lapidazione, ma il più delle volte i parenti, per iscansare il disonore d'un pubblico giudizio, la facevano uccidere e si uccideva anche il bastardo: anche ora la maggior parte dei delitti commessi in Cabilia si devono a segrete osservanze degli antichi costumi. Riguardo dunque ai matrimoni, non c'è differenza fra le istituzioni dei Cabili e quelle degli Arabi. Nondimeno avviene raramente che gli uomini abbiano più mogli; fra le tribù del Giurgiura, la donna ha generalmente grande libertà nella direzione della casa ed il diritto di fuggire fra i suoi se battuta dal marito: ormai essa ha conquistato la libertà come «insorta»(584). Inoltre, le donne cabile hanno sulle moresche il privilegio di poter uscire liberamente velate il volto, nè si ritrovano mai sole in alcun luogo, giacchè vanno insieme ai campi ed alla fontana, nè sono mai avvicinate da giovani.
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